Popolazione e minoranze australiana

L’Australia è uno dei paesi meno popolati della Terra: i suoi 20 milioni circa di abitanti coprono una superficie pari quasi a quella degli USA e la densità media è di soli 2 abitanti per chilometro quadrato. La popolazione si distribuisce in modo molto eterogeneo, concentrandosi lungo la costa sud-orientale e all’estremo sud di quella occidentale. Al contrario nell’interno. l’immenso outback, in gran parte desertico, si incontrano solo pochi centri isolati. Altrettanto spopolate sono le regioni dell’estremo nord, delimitate dalla foresta tropicale.

La maggior parte della popolazione australiana discende da immigranti del XIX e XX secolo, inizialmente e principalmente dal Regno Unito e dall’Irlanda ma successivamente anche da altre nazioni, soprattutto Italia, Grecia e nazioni asiatiche. I discendenti della popolazione originale, gli aborigeni australiani, compongono il 2% della popolazione circa. Comunemente a molte altre nazioni sviluppate, l’Australia sta attualmente assistendo a un invecchiamento della popolazione, con più pensionati e meno persone in età lavorativa.

Oltre il 92% degli australiani sono bianchi: ai discendenti dei colonizzatori britannici si sono aggiunti, a partire dal secondo dopoguerra, immigrati provenienti da numerosi paesi europei, soprattutto Italia e Grecia ma anche Spagna e Paesi Bassi. Più recentemente sono cresciuti gli immigrati provenienti da Russia, Polonia, Balcani e altri paesi dell’Est Europeo. Gli aborigeni, i primi abitanti dell’Australia, rappresentano solo il 2% della popolazione, gli asiatici il 7%.

Gli Aborigeni Australiani:
Gli aborigeni australiani giunsero nell’isola circa 50 mila anni fa. La capacità di adattamento alle difficili condizioni ambientali permise la crescita della loro popolazione che all’epoca del primo insediamento europeo contava circa 600 mila abitanti.

La cultura del luogo è dunque davvero antica e ricca di fascino. Dato importante è l’enorme rispetto che questo popolo ha sempre avuto per la natura, rappresentando per esso un importante punto di riferimento con cui vivere in perfetta armonia. Il carattere distintivo è ”l’essere in simbiosi con la Natura”. Nella credenza tradizionale aborigena, il paesaggio e la natura sono paragonabili, come importanza, alla Bibbia nella cultura cristiana. Rocce sporgenti, canyon, fiumi, cascate, isole, spiagge e tutte le altre cose che appartengono alla natura, come il sole, la luna, le stelle e gli animali, sono legati a storie di creazione tra loro collegate. Grazie a questo profondo rispetto per la natura, gli aborigeni hanno imparato a vivere in eccezionale armonia con la terra ed i suoi animali; uno stile di vita unico rappresentato anche dal fatto che ogni oggetto materiale è condiviso e nessuno tiene qualcosa solo per sé.

Ormai famosa e conosciuta è l’inventiva di questo popolo: i tradizionali aborigeni australiani vivevano di nomadismo, seguendo le stagioni ed il cibo. Con pochi e semplici oggetti, utilizzati con incredibile maestria, gli aborigeni hanno imparato a vivere nel severo ed inospitale entroterra australiano. Addirittura è possibile ipotizzare che i primi aborigeni in Australia abbiano cacciato la cosiddetta ‘megafauna’ australiana: canguri giganti, wombat giganti ecc, fino all’estinzione.
Potrebbe essere stato in questo modo che gli aborigeni impararono a prendersi cura delle risorse naturali, spostandosi su nuovi territori di caccia prima che i vecchi fossero compromessi irrimediabilmente. Nei periodi stanziali, vivevano in campi aperti, caverne o semplici strutture fatte di foglie secche o altra vegetazione. La loro tecnologia era semplice e sofisticata nello stesso tempo, ma soprattutto era la più appropriata per il loro stile di vita e meravigliosamente adatta alle restrizioni della vita nomade.

Quando gli Europei cominciarono a colonizzare l’Australia, verso la fine del 18° secolo, trovarono una cultura ed un ambiente che, a posteriori, sono risultati di valore incalcolabile. Molta di quest’antica eredità fu però perduta irrimediabilmente nei secoli seguenti. Il contatto tra i nuovi coloni dell’impero britannico con gli indigeni australiani portò alla decimazione di molti clan aborigeni a causa di malattie, espropriazioni e, in decine di migliaia di casi, di veri e propri omicidi. Con la decimazione e la frammentazione dei gruppi tribali, molte tradizioni linguistiche e culturali uniche andarono perse irrimediabilmente, insieme alle profonde conoscenze sul territorio, sulla flora e sulla fauna. Le confische operate dall’impero britannico in Australia furono eseguite sotto l’ala delle leggi britanniche. Già a quel tempo, il sistema legale inglese aveva sviluppato norme di contrattazioni eque con le popolazioni locali delle nuove colonie. Queste normative non furono però applicate sul suolo australiano, dove l’invasione ed il palese furto dei coloni furono giustificati dall’incredibile finzione giuridica della “Terra di Nessuno”, che assumeva che l’Australia fosse assolutamente disabitata prima della colonizzazione britannica.

La mancanza negli aborigeni di un sistema di gestione della proprietà (nell’ottica europea di possesso della terra privata) fu utilizzata per dare credibilità all’idea della Terra di Nessuno. L’idea base era che non fosse possibile derubare la popolazione aborigena di qualcosa di cui non fossero proprietari. Per oltre due secoli, il continente fu dunque progressivamente strappato al popolo autoctono. Persino dopo che l’ Australia fu dichiarata indipendente nel 1901, gli aborigeni furono continuamente emarginati dalla nuova nazione e gli fu impedito di diventare cittadini dalla costituzione australiana stipulata nel 1902. La cittadinanza fu concessa solo nel 1967, grazie ad un referendum nazionale.
Guardando al futuro, è comunque bene ricordare che due secoli d’espropriazioni e di maltrattamenti hanno lasciato profonde cicatrici nelle comunità aborigene sopravvissute. Riguardo alle aspettative di vita e ad alcuni indicatori di salute, gli aborigeni australiani hanno valori molto più bassi rispetto alla media della popolazione australiana. Un’ampia serie d’importanti problemi sociali interessa questa popolazione; tuttavia sono stati fatti numerosi progressi negli ultimi tempi, come la formazione di proprie istituzioni su scala nazionale e regionale e la crescente importanza politica tesa ad affrontare la sfida dell’era moderna.

Le lotte per i diritti sui terreni, volte ad ottenere maggiori autonomie nella gestione dei propri affari e un maggior rispetto e conoscenza del gran patrimonio culturale aborigeno, hanno riscontrato un parziale successo. Nel 1991, infatti, la Suprema Corte australiana ha finalmente rimosso il vergognoso mito della Terra di Nessuno. Il diritto dei nativi a stanziarsi sulle loro terre, che era stato prima completamente negato, fu “riscoperto” nella legge australiana. Tuttavia negli anni ’90 il governo australiano ha emanato una legislazione che ha ridotto radicalmente l’applicabilità di quanto stabilito dalla Suprema Corte sui diritti dei nativi d’Australia. Questo secondo esproprio dei diritti degli aborigeni australiani, in favore di più forti interessi minerari e terrieri, è una macchia nella storia recente dell’Australia.

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