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Gli abitanti delle Isole Cook sono fondamentalmente polinesiani, ossia abitanti delle ‘molte’ (poli) isole del Pacifico meridionale, e sono di etnia maori, lontanamente imparentati con i maori della Nuova Zelanda. Anche la lingua locale, il maori delle Isole Cook, ha legami con il maori neozelandese e le lingue polinesiane di Tahiti e delle Hawaii, ma praticamente tutti parlano l’inglese come seconda lingua.
Gli abitanti delle Isole Cook hanno fama di essere i migliori danzatori della Polinesia e secondo gli esperti sono anche più bravi dei tahitiani. Le danze delle Isole Cook sono notoriamente sensuali e per tradizione vengono eseguite in onore di Tangelo, dio della fertilità e del mare. Ogni occasione è buona per danzare, ma i momenti più belli sono le frequenti ‘island nights’, durante le quali le sensuali e rotondette danzatrici invitano gli ignari papaya (stranieri) a salire sul palco per unirsi al ballo.
Tra i prodotti artigianali meritano una menzione particolare le asce tradizionali, con la lama in pietra e il manico in legno riccamente intagliato, i ventagli, le cinture, i cesti, i copricapo di piume e i sedili di legno e le tivaevae, coperte con applicazioni che di solito vengono usate come copriletto.
Si conosce assai poco della religione praticata prima dell’arrivo degli europei, a parte il fatto che si basava sul culto di divinità che vivevano in 12 cieli, 7 sopra il sole e 5 sotto di esso, più un dominio sotterraneo; ciascun cielo era sede di particolari divinità e spiriti. Gli sforzi compiuti dai missionari per cancellare queste credenze hanno avuto l’esito sperato e oggi la maggior parte degli abitanti è di fede cristiana. La chiesa principale è la Cook Islands Christian Church (CICC), fondata dai missionari negli anni ’20 del XIX secolo.
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