Storia delle Samoa Occidentali

La Samoa, ufficialmente Stato Indipendente della Samoa, è un insieme di isole situate nell’Oceano Pacifico del sud che conserva ancora oggi forti legami con la Nuova Zelanda. Lo Stato, conosciuto anche grazie al capolavoro dello scrittore scozzese Robert L. Stevenson, “Treasure Island”, il 15 dicembre 1976 entrò a far parte delle Nazioni Unite.

L’intero arcipelago (di cui fa parte anche la Samoa Americana) era conosciuto prima del XX secolo, come “isole dei navigatori”, grazie alle abilità di seafaring della popolazione locale. Entrambi gli Stati furono scoperti dall’esploratore Jack Roggeveen e condividono la stessa cultura ed identità.

Tra storia e leggenda…

Per quanto concerne le origini della Samoa, si hanno ancora oggi molti dubbi..

La teoria più accreditata dice che i samoani, come gli altri polinesiani, siano originari delle Indie Orientali, della Penisola della Malesia o delle Filippine, ma gli abitanti del luogo la pensano diversamente. Essi ritengono di rappresentare la culla della cultura polinesiana, una stirpe plasmata dal dio Tagaloa mentre era intento a creare il mondo (la leggenda samoana dell’origine del mondo è incredibilmente simile a quella raccontata nel libro della Genesi).

Alla fine del XIX secolo, Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania, alla vigilia di una contesa, minacciavano di coinvolgere anche Samoa; tutto ciò era dettato da interessi commerciali e dalla volontà di sfoggiare la propria forza militare piuttosto che dalla volontà di ‘proteggere’ queste terre. Le isole furono spartite alla fine della guerra: la parte occidentale venne affidata ai tedeschi, quella orientale agli americani, mentre gli inglesi tornarono a casa a mani vuote.

I tedeschi fecero il classico errore colonialista di ignorare le usanze e le autorità locali, portando in breve tempo la popolazione a ribellarsi: i samoani costituirono una forza di resistenza, il Mau Movement, votato alla tutela della loro cultura e all’affermazione dell’indipendenza. Lo scoppio della guerra mondiale nel 1914 spostò l’attenzione su questioni ben più scottanti e la Germania ebbe ben altri problemi da affrontare che non un movimento di resistenza di ribelli. Come parte dello sforzo bellico e in nome della vecchia amicizia, la Gran Bretagna chiese alla Nuova Zelanda di prendere il controllo della stazione radio nelle Samoa Occidentali. I neozelandesi eroicamente ‘liberarono’ le terre delle Samoa Occidentali.

Questo avvicendamento di bandiere non significò nulla per il Mau Movement o per la maggioranza della popolazione locale, che continuò a mobilitarsi per l’indipendenza. La Nuova Zelanda governò le isole, introducendo il rugby e i jandals (i tipici sandali neozelandesi) in questo mix culturale. Nel 1961 fu presentata una proposta ufficiale alle Nazioni Unite e fu concessa l’indipendenza nel gennaio del 1962, nonostante le controversie sindacali e la sempre maggiore dipendenza dagli aiuti stranieri. Le cose peggiorarono ulteriormente quando il paese fu fatto a pezzi da una serie di cicloni che si succedettero in rapida sequenza e quando le coltivazioni del principale prodotto di esportazione, il taro, furono decimate da un fungo parassita. Il paese, che nel 1995 cambiò il suo nome in Stato Indipendente delle Samoa, cadde così in una crisi economica dalla quale non si è ancora del tutto ripreso, anche se i proventi del turismo danno un notevole contributo. Gli sforzi della Samoa per diventare un importante centro finanziario hanno subito una battuta d’arresto nel 2001, quando il paese venne inquisito per riciclaggio di denaro sporco.

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