Curiosità della Nuova Zelanda

GLI ANTIPODI DELLA NUOVA ZELANDA
Ogni punto della superficie del nostro pianeta ha un antipodo, un luogo, che sta esattamente all’estremità opposta del globo. La particolarità più affascinante dell’antipodo di un dato luogo è che risulta essere il punto della superficie terrestre da esso più lontano e che, per arrivarci, almeno teoricamente, vi sono due strade, perfettamente uguali, o da una parte o dall’altra, lungo il meridiano (o verso sud, o verso nord).

Per identificare l’antipodo di un determinato luogo, per esempio Voghera – che si trova quasi esattamente all’incrocio del 45° parallelo nord con il 9° meridiano est – occorre:

  1. Trovare il parallelo che ha lo stesso grado, ma nell’emisfero opposto, in questo caso l’emisfero australe; perciò, nel nostro esempio, il 45° parallelo sud;
  2. Occorre identificare l’incrocio di questo parallelo con il meridiano ottenuto sottraendo il valore in gradi del luogo prescelto dal valore 180, che è il numero di gradi che contraddistingue il meridiano opposto a quello zero, detto di Greenwich (dalla località nei pressi di Londra, da dove è stato stabilito, nel 1883, che passasse il meridiano base per tutte le misurazioni).

Ci è sempre stato detto che la Nuova Zelanda si trova agli antipodi dell’Italia ed invece, ad un attento esame, la Nuova Zelanda è posta agli antipodi della Spagna e del Portogallo. Ai nostri antipodi c’è solo il mare aperto, l’Oceano Pacifico meridionale, tra l’altro privo di isole o isolette. Le sole isole vicino a quello specchio d’acqua sono le Isole Chatham, che appartengono alla Nuova Zelanda, e che si trovano, approssimativamente, agli antipodi della cittadina francese di Millau, duecento chilometri a sud di Clermont-Ferrand.

La forma della Nuova Zelanda, solo 30.000 kmq più piccola dell’Italia, e con quattro milioni di abitanti, richiama alla mente, curiosamente, lo Stivale, rovesciato sia da nord a sud, che da est ad ovest. Se fosse esattamente agli antipodi dell’Italia, ricalcherebbe specularmente le coste italiane (le dimensioni sono abbastanza simili). Il Paese è diviso in due grandi isole, separate dallo stretto di Cook, all’altezza che corrisponderebbe, da noi, alla Campania; mente la nostra Calabria ha, come corrispettivo, la penisola nord-occidentale, che termina con “Capo Nord” e sarebbe rappresentata da una lunghissima spiaggia, perfettamente dritta, situata sulla sottile punta estrema di questa penisola, si chiama “Spiaggia delle Novanta Miglia”.

Più a nord, ci sono le isole “dei Tre Re”, mentre, ad est di questa penisola, sono situate delle isole meno fortunate: “Isole dei Poveri Cavalieri”; accanto è possibile trovare altre isolette dai nomi buffi: “Gallina e polli” (forse è meglio tradurre “Chioccia e pulcini”) o Doubtless (Certezza).

L’Isola del Nord ha le coste piuttosto frastagliate, con rientranze e golfi molto articolati, tipo fiordi. In un punto particolare dell’isola la larghezza del territorio si riduce a dieci chilometri, e proprio in corrispondenza della città più popolosa del Paese, Auckland.

GLI UCCELLI DELLA NUOVA ZELANDA
La Nuova Zelanda è un’isola in cui gli animali si sono evoluti in un modo particolarissimo: è una terra fondamentalmente dominata da uccelli, e in cui non esistevano mammiferi a parte i pipistrelli. Non esistevano nemmeno animali predatori o rapaci: al posto dei topi la Nuova Zelanda aveva gli scriccioli; al posto delle giraffe o dei canguri, la Nuova Zelanda aveva il gigantesco Moa. E al posto dei conigli o degli opossum, la Nuova Zelanda aveva il Kakapo.

Questa oasi di soli uccelli però era destinato a diventare scomparire con l’arrivo dell’uomo,che smantellò le foreste, vi portò i mammiferi che rubavano il cibo agli uccelli, vi introdusse i predatori. Ben presto le specie di uccelli particolarissime che avevano sempre prosperato, iniziarono ad estinguersi.

Vivendo in un mondo privo di predatori e ricco di cibo, tutti gli uccelli neozelandesi si sono sempre riprodotti lentamente e saltuariamente, con lunghissimi tempi di incubazione e allevamento della prole. Addirittura alcune specie si sono già estinte, come il Pio Pio, l’Huia o il Moa. Altre sono quasi estinte, come il kakapo. Tutte le restanti sono in pericolo più o meno imminente di estinzione. Sono tutti animali perduti per sempre,.solamente per l’Huia, di cui si conservano alcuni esemplari imbalsamati, c’è qualche speranza: alcuni scienziati infatti stanno lavorando per riuscire a clonarla.

IL KAKAPO
Il Kakapo (Strigops habroptilus) è uno degli uccelli più particolari della Nuova Zelanda, e forse di tutto il mondo. Oggi esistono solo pochi esemplari; si tratta di un pappagallo notturno e totalmente incapace di volare, ha un piumaggio verde-giallo, ottimo per mimetizzarsi ma è il più grande pappagallo al mondo: un maschio adulto può pesare anche più di 5 Kg.

I maschi scavano tane nel terreno, dove cantando attirano la femmina che qui nidifica (ogni quattro anni) e alleva la prole. Il canto del maschio è composto da suoni bassi simili a un tamburo, udibili dagli altri Kakapo per un raggio di 5 Km. Il verso della femmina è una specie di sibilo. Il rituale di accoppiamento è una particolare danza, eseguita sia dal maschio che dalla femmina.

La distruzione delle foreste da parte dell’uomo che bruciava per costruire, coltivare e ricavare pascoli, portò alla morte anche dei Kakapo, incapaci ricordiamolo, di volare e quindi di trovare riparo.

Dal 1894 l’animale era in una condizione critica, e il Governo lanciò il suo primo tentativo di salvare la specie, spedendo alcune centinaia di Kakapo in un’isola priva di predatori: il Fiordland. Purtroppo dopo sei anni arrivò una colonia di donnole che distrusse i pappagalli presenti qui.. Dal 1949 al 1973 il Wildlife Service organizzò più di 60 spedizioni per trovare il Kakapo, ricercando maggiormente nel Fiordland. Sei furono catturati, ma erano tutti maschi e tutti tranne uno morirono dopo pochi mesi di cattività. La situazione era disperata: nel 1950 la specie era quasi persa, anche perché con le guerre mondiali il problema dell’uccello passò in secondo piano. Vent’anni dopo, vennero trovati 18 maschi nel Fiordland, ma senza femmine la situazione non poteva certo migliorare. Una grande speranza però si accese lo stesso anno, dopo qualche mese dall’ultima spedizione, quando nell’isola di Stewart vennero trovati almeno 200 Kakapo ancora in vita, femmine comprese. Purtroppo anche questa popolazione era in rapido declino, a causa dei gatti selvatici. E’ stata quindi presa la decisione di evacuare tutti gli uccelli rimasti in una riserva.

Fino al 1995, erano nati 12 piccoli, ma solo 3 erano sopravvissuti e la popolazione di Kakapo scese a 51 esemplari.

In questa situazione critica, si presero drastici provvedimenti: venne fondato il National Kakapo Team, che aveva il compito di prelevare le uova ai Kakapo, per stimolarli a deporre più volte in una stagione, incubando poi queste uova in modo artificiale ed allevando i nuovi nati in cattività. Questa strategia fece incrementare gli esemplari da 51 agli attuali 86.

IL KOKAKO
Il Kokako (Callaeas cinerea) è un uccello endemico della Nuova Zelanda. Il piumaggio è di un grigio azzurro, con due evidenti bargigli blu cobalto ai lati del becco. Un tempo gli uccelli col bargiglio come l’Huia (Callaeidae), abitavano le foreste della Nuova Zelanda. Oggi sono tutti scomparsi, tranne il Kokako del Nord dell’isola (Callaeas cinerea wilsoni).

A Sud esisteva un’altra sottospecie dello stesso animale, caratterizzata dal bargiglio arancione o giallo (Callaeas cinerea cinerea) ma oggi si teme che sia estinto.

Il Kokako si è evoluto nella fitta foresta ed ha robuste zampe, con una limitata capacità di volare: le sue ali sono molto corte e gli consentono solo brevi voli, ma la caratteristica che più lo distingue da tutti gli uccelli del mondo è il canto: uno dei più melodiosi e forti in assoluto, composto da note simili al suono di un flauto. Ogni esemplare ha una melodia diversa, che varia di volta in volta: non esiste mai un canto uguale ad un altro.

Una leggenda Maori narra che la dea del flauto fosse una falena, ma il Kokako le rubò la voce e se ne impossessò. Oggi questa farfalla è muta, perchè il Kokako le rubò questo dono.

Un’altra leggenda racconta che il Kokako, riempiendosi i bargigli di acqua, dissetò Maui durante la sua lotta contro il Sole. Maui lo ricompensò donandogli zampe lunghe e forti, per permettergli di correre e saltare alla ricerca di cibo. I Kokako preferiscono arrampicarsi e saltare da un ramo all’altro, piuttosto che volare: si nutrono di frutta ed insetti, liberando gli alberi dai parassiti e diffondendo i loro semi. Cervo ed opossum, importati dall’uomo, rubano loro il cibo. Ratti, ermellini e donnole, anch’essi importati, li predano; anche lui insomma, è una specie in via di estinzione a causa di minacce esterne.

I Kokako si riproducono da Novembre a Marzo; la prole rimane nel nido per 50 giorni e ha bisogno di altri quattro mesi per raggiungere la piena indipendenza. Le coppie, dopo essersi riprodotte una volta, possono aver bisogno di anni prima di riprodursi di nuovo. Oggi esistono meno di 400 coppie di Kokako: il DOC (Department Of Conservation) sta tenendo sotto controllo gli animali importati.

IL TORDO NERO
Il Tordo Nero (Petroica traversi) è un uccello insettivoro della Nuova Zelanda, endemico delle isole di Chatham. E’ molto simile ai nostri pettirossi, ma è tutto nero. La sua storia è interessante, perché è stato per molti anni l’uccello più raro del mondo: nel 1981 erano rimaste in vita solamente due coppie di questa specie. Il salvataggio del Tordo Nero dall’estinzione, è stato uno dei più grandi successi di salvaguardia e conservazione di specie selvatiche in pericolo di estinzione.

Dal 1900 il Tordo Nero sopravviveva solamente in una piccola isola, chiamata Little Mangere, piccola ed impervia, con cime rocciose alte più di 200 metri, dove batteva un forte vento: un luogo difficile da raggiungerenon solo per l’uomo, ma anche per il Tordo Nero, che non riusciva a riprodursi facilmente.

Nel 1972 erano rimasti solamente 18 esemplari della specie. In quel periodo la foresta di Little Mangere iniziò a mutare: si sviluppò un rampicante che soffocando gli alberi li indeboliva, permettendo al vento di abbatterli facilmente. Anche gli uccelli marini, scavando buche per nidificare, favorivano l’erosione. Il cibo del Tordo Nero scompariva quindi, insieme agli alberi della foresta. Tempestivamente intervenne il Wildlife Service che acquistò la vicina isola di Mangere, e vi piantò 120.000 alberi: se la situazione fosse peggiorata, si sarebbe reso necessario il trasferimento degli ultimi Tordi Neri in altre zone.

Nel 1975 erano rimasti solamente otto esemplari, e l’anno successivo ne morì un altro. Nel 1976 Don Merton e il suo team effettuarono il trasferimento, sperando che, in una nuova foresta ricca di cibo e posti stabili per la nidificazione, la specie potesse riprendersi. Ma nel 1981 il numero di Tordi scese a 5 soggetti, di cui solo 2 femmine. I Tordi Neri abitualmente crescono un solo pulcino per stagione: nidificano una sola volta e depongono due sole uova, di cui una è quasi sempre sterile. Don Merton allora tentò di far nidificare i tordi neri più volte in una stagione, sottraendo loro le uova e affidandole ad una balia: l’Usignolo delle Isole di Chatham. Questo uccello covò regolarmente il primo uovo di Tordo Nero, ma il piccolo morì di freddo, al decimo giorno di vita a causa del nido la cui forma non era adatta ad accogliere un Tordo Nero.

Dal 1982 si scelse la Cincia, che si rivelò un’ ottima balia. I Tordi allevati in questo modo, però, assumevano il comportamento delle Cince, rifiutando di accoppiarsi con esemplari della loro specie. Il problema venne risolto restituendo i piccoli Tordi ai loro genitori naturali, prima dello svezzamento, una strategia che salvò il Tordo Nero dall’estinzione. Attualmente ci sono più di 250 Tordi Neri. Si sta lavorando per liberare l’isola di Pitt da ratti e gatti, dare ai Tordi un’isola più grande e per reintrodurli a Little Mangere, la loro isola di provenienza, dove la vegetazione si sta lentamente ripristinando.

LA BECCACCIA DI MARE DELLE ISOLE CHATHAM
Questa beccaccia di mare vive solo nelle isole Chatham, ed è una specie ad elevato rischio di estinzione come molti animali in Nuova Zelanda a causa della predazione dei mammiferi importati. E’ completamente nera, con il petto bianco, ha zampe e occhi vermigli. Gli adulti misurano 48 cm di lunghezza e si nutrono di molluschi marini, vermi ed invertebrati di vario genere.

Dal 1998 si è dovuto procedere a un massiccio intervento, poiché erano rimasti in vita solo un centinaio di esemplari: si contano più di 170 esemplari; sono ancora pochi ma è già un primo passo per la salvezza di questo particolare trampoliere.

I piani per la salvaguardia della Beccaccia di mare delle Isole Chatham, consistono in un costante monitoraggio dei nidi tramite telecamere, l’eliminazione dei predatori, l’incubazione e l’ allevamento dei piccoli in cattività, il ripristino degli habitat ed un più accurato controllo del bestiame, impedendo agli animali di entrare nelle zone di nidificazione. Attualmente si vorrebbe aumentare il numero degli esemplari a 250, in modo che la specie possa raggiungere una certa stabilità.

IL KEA
Il Kea (Nestor notabilis) è un pappagallo che vive nelle zone montuose (1500-2000 metri di altitudine) dell’isola del Sud. Al contrario di altri esseri, non è in pericolo di estinzione ed il numero di soggetti esistenti è sconosciuto. Si pensa che ne sopravvivano dai 1000 ai 5000 uccelli. Il Kea vive in ambienti ostili; è considerato uno degli uccelli più intelligenti del mondo e, grazie alla sua curiosità, riesce a trovare sempre nuove fonti di cibo( vegetali, larve e insetti) anche quando questo scarseggia.

Il problema nasce dal fatto che questi curiosi esseri attaccano anche pecore vive; ecco perché gli allevatori hanno chiesto ed ottenuto dal dal Governo il permesso di sterminare i Kea.

Oggi si sta cercando di limitare i contatti tra uomo e pappagallo, eliminando le fonti di cibo a cui possono attingere: se i kea non trovassero cibo facilmente, dovrebbero passare tutto il tempo a cercarlo nelle foreste, e non farebbero più nessun danno nei centri abitati.

IL KAKA
Il Kaka (Nestor meridionalis) è un grosso pappagallo di due differenti sottospecie: il Nestor meridionalis septentrionalis che vive a Nord della Nuova Zelanda, ed il Nestor meridionalis meridionalis), isediato a Sud. Il Kaka si nutre di bacche, semi e nettare. Il suo ruolo è importante nell’impollinazione dei fiori.

Dal 1930 gli uccelli sono rimasti in poche aree e oggi il numero dei soggetti sta ancora diminuendo. Poiché hanno bisogno di molto spazio per sopravvivere, la distruzione delle foreste e l’introduzione di specie autoctone, hanno inciso negativamente sulla specie. Purtroppo il pappagallo si è evoluto in un ambiente privo di mammiferi, e quindi è una facile preda per donnole e gatti.

IL KAKI
Il Kaki è nativo della Nuova Zelanda, completamente nero tranne le lunghe zampe, color magenta. Per i Maori questa era una specie sacra di cui oggi sono rimasti pochi esemplari: nel 1981 erano rimasti solo 23 Kaki in tutto il Paese.

Da quel momento iniziò un intenso programma per salvare la specie, come è successo per altri esseri: vennero catturati degli esemplari per farli riprodurre in cattività, mentre tutte le uova vennero incubate artificialmente, reintroducendo i piccoli dopo 3-9 mesi.

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